L’ombelico e la cometa è un curioso invito a non gettare nella discarica sintesi e bilancio di esperienza umana e professionale, a non sprecare, ma piuttosto a condividere con altri consapevolezze, certezze, intuizioni sul senso delle cose, competenze, che sempre fanno parte del ricco tesoro di un’esistenza.
La miscellanea di stili di scrittura e di modalità argomentativa, che caratterizza il libro, non vuole disorientare il lettore, bensì renderlo compagno di momenti di vita diversi, da quelli trascorsi sulla poltrona dello psicologo, a quelli dietro un microfono, a quelli delle gioie intense e del dolore fecondo, nel crogiuolo della riflessione personale e della solitudine rigenerativa.
Nel trascorrere del tempo, l’autrice ha maturato la certezza di poter vivere in due modi: con il capo ripiegato sulla micro-circonferenza del proprio ombelico e con lo sguardo volto alla cometa, che passa rara e fugace.
L’ombelico è lo spazio rassicurante, controllato dalla ripetitività del quotidiano e dalla sua limitatezza, costantemente presente e tangibile. La cometa è un passaggio straordinario, un evento inafferrabile e irrepetibile. Esige attesa, condizioni favorevoli di osservazione, vigilanza senza distrazione. Se non si è pronti a coglierne il transito, è irrimediabilmente perduta nella sua unicità.
Il distacco dall’ombelico e la proiezione verso la cometa, fanno la differenza tra lo stupore e la stupidità, due atteggiamenti mentali ed affettivi che non hanno nulla a che vedere con il quoziente intellettuale. Sono piuttosto quel movimento dello spirito che arriva a scandagliare la realtà oppure la sfiora, scivolando indifferente sulla superficie delle cose senza vederle. Lo stupore sgorga dalla vista della cometa, la stupidità trasuda dall’ombelico.
Su questi due atteggiamenti, la persona gioca la qualità della sua vita: conquistare la sapienza del cuore oppure smarrirsi nel labirinto dell’inutilità, vivere oppure consumare i rapporti, scommettere se stessi, su un progetto o restare ingabbiati nel perimetro di una pigra quotidianità. La noia, la nausea del vivere, la ricerca di distrazioni che non soddisfano, spesso sono il sintomo di una patologia dell’intelligenza, che nega a se stessa di leggere ciò che sta dentro.
Stupore e stupidità, coabitano sempre e in tutto. A chi dare lo sfratto? Questo è l’interrogativo-ponte lanciato tra l’ ombelico e la cometa, senza mai rinunciare a rompere le paralizzanti sicurezze e a rimettere in gioco le sfide che contano.
Le pagine del libro sono popolate di persone che con i fatti della loro vita narrano della decisione di non restare «caduti», del coraggio di guarire, dei passi compiuti nel “male oscuro” della depressione, dei chiaro scuri dell’affettività, del potere della parola e della forza del silenzio. Sono storie di uomini e donne che danno corpo e anima ai diversi volti della sofferenza, della terza età, del fango e della creta, metafore dell’essere umano. Sono uomini e donne, che nel loro anonimato, danno corpo allo spirito e ai suoi tortuosi sentieri, alla misericordia che risana, alla preghiera che equilibra, al coraggio e all’amore di avere un figlio contro il parere di tutti, all’attesa della chemio come un tempo speciale da vivere. Sono storie di persone che hanno voluto vivere la fatica di sciogliere i nodi di legami che imprigionano, che hanno scelto di fare del giorno del loro matrimonio un giorno di solidarietà con gli altri, che hanno saputo aprirsi ad altre culture consapevoli della loro diversità e della loro ricchezza, che non vanno temute, ma valorizzate e integrate al di là delle frane che l’umanità genera in se stessa.